Il 6 marzo 2024 è stata pubblicata la direttiva 2024/825 che modifica le direttive 2005/29/CE e 2011/83/UE per quanto riguarda la responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde mediante il miglioramento della tutela dalle pratiche sleali e dell’informazione.

La Direttiva 2024/825, detta anche “Direttiva Anti-Greenwashing”, mira a rafforzare la protezione dei consumatori nella transizione verde.

 

Il greenwashing è una pratica aziendale che utilizza messaggi pubblicitari ingannevoli per presentarsi come eco-sostenibile. Si tratta di una forma di marketing che punta a sfruttare la crescente sensibilità ambientale dei consumatori, senza però apportare reali benefici all’ambiente.

In particolare la direttiva interviene contro le affermazioni ambientali ingannevoli che le aziende possono fare sui loro prodotti o attività. Tra queste:

  • Affermazioni ambientali generiche su un prodotto che si applicano solo ad un aspetto specifico. Ad esempio, sottolineare l’imballaggio riciclato di un prodotto mentre il suo processo di produzione è altamente inquinante.
  • Presentare i requisiti ambientali obbligatori come un punto di forza.

 

La direttiva inoltre si propone di contrastare l’obsolescenza precoce programmata dei prodotti. In parole semplici, mira a vietare la progettazione di prodotti con una durata di vita artificialmente breve.

Questo significa che le aziende non potranno più progettare prodotti con difetti intrinseci che ne causino la rottura prematura; dovranno facilitare la riparabilità dei prodotti, fornendo ricambi e istruzioni adeguate; saranno incentivate a realizzare prodotti durevoli e modulari, aggiornabili nel tempo.

 

Le tempistiche

Entro il 27 marzo 2026, gli Stati membri adottano e pubblicano le misure necessarie per conformarsi alla

direttiva

Entro il 27 settembre 2026, gli Stati membri applicano tali disposizioni.

 

Come riconoscere il greenwashing

  • Affermazioni vaghe o generiche: Attenzione a frasi come “prodotto ecologico” o “amico dell’ambiente” che non spiegano in che modo il prodotto lo sia.
  • Immagini suggestive: Foto di paesaggi incontaminati o animali felici non sono una garanzia di sostenibilità.
  • Focus su aspetti secondari: Si evidenzia il packaging riciclato mentre la produzione è altamente inquinante.
  • Confusione con certificazioni: La presenza di un logo verde non significa automaticamente che il prodotto sia ecologico. È importante verificarne la provenienza e i criteri richiesti.