In tutti gli organismi, gli ormoni collegano in una rete complessa il sistema nervoso e le funzioni corporee fondamentali come crescita e sviluppo, immunità, metabolismo, riproduzione e comportamento.
Le sostanze che interagiscono con il sistema ormonale ma non causano effetti dannosi sono chiamate sostanze attive ormonali o endocrine.
Alcune sostanze che interferiscono con i nostri sistemi ormonali possono incidere negativamente sul metabolismo, sulla crescita, sul sonno e persino sull’umore. Queste sostanze, note come interferenti endocrini, sono per lo più artificiali e sono contenute in materiali quali metalli e additivi oppure sono presenti negli alimenti e nei cosmetici sotto forma di agenti contaminanti. Sostanze a sospetta azione avversa sul sistema endocrino si possono trovare in prodotti d’uso quotidiano quali bottiglie di plastica, giocattoli, contenitori in metallo per alimenti, dispositivi elettronici, cosmetici, pesticidi e detergenti.
Dove agiscono?
Gli interferenti endocrini possono essere difficili da identificare perché possono produrre effetti che variano a seconda della sostanza, delle specie interessate e della sua fase di vita. Il confine tra l’attività endocrina e l’interferenza endocrina, inoltre, non è sempre chiaro perché, in alcuni casi, l’effetto può diventare evidente solo dopo un ritardo.
Una vasta gamma di sostanze, sia naturali che artificiali, può causare alterazioni endocrine. A volte, gli effetti causati da una sostanza che altera il sistema endocrino sono visibili solo molto tempo dopo l’esposizione.
Nella fauna selvatica, effetti che possono essere correlati all’interferenza endocrina sono stati osservati in molluschi, crostacei, pesci, rettili, uccelli e mammiferi in varie parti del mondo. In alcune specie, la riproduzione compromessa ha causato una diminuzione della popolazione.
Nell’uomo, studi sulla salute pubblica hanno suggerito che gli interferenti endocrini potrebbero essere stati responsabili di cambiamenti negli ultimi decenni, tra cui il declino della conta degli spermatozoi, l’aumento del numero di bambini maschi nati con malformazioni genitali e l’aumento dei casi di alcuni tipi di cancro che sono noti per essere sensibili agli ormoni. Anche se in modo più controverso, sono stati, inoltre, suggeriti collegamenti con la compromissione dello sviluppo neurale e del comportamento sessuale.
Ricerche recenti hanno inoltre dimostrato che gli interferenti endocrini possono incidere sui sistemi che controllano lo sviluppo del grasso corporeo e l’aumento di peso. Inoltre, l’aumento del tasso di disturbi neurocomportamentali quali dislessia, ritardi mentali, autismo e deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è stato associato all’esposizione agli interferenti endocrini.
Definizione dei criteri EDC
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) un interferente endocrino è “una sostanza o miscela esogena che altera le funzioni del sistema endocrino e di conseguenza provoca effetti negativi sulla salute in un organismo intatto, o nella sua progenie o (sotto) popolazioni” .
Nell’UE, i criteri per definire gli interferenti endocrini sono stati pubblicati nella Gazzetta ufficiale nel novembre 2017 e si applicano dal 7 giugno 2018. Secondo i criteri, si ritiene che una sostanza abbia proprietà di interferenza endocrina se:
- produce un effetto nocivo su un organismo integro o sulla sua progenie, ossia provoca un cambiamento – a livello di morfologia, fisiologia, crescita, sviluppo, riproduzione o ciclo vitale di un organismo, un sistema o una (sotto)popolazione – che causa una riduzione della capacità funzionale, della capacità di compensare ulteriori stress o un aumento della suscettibilità ad altri fattori;
- presenta un meccanismo d’azione endocrino, ossia altera la funzione o le funzioni del sistema endocrino;
- esiste un legame biologicamente plausibile tra l’effetto nocivo e l’attività endocrina
Ai sensi del REACH, gli interferenti endocrini possono essere identificati come sostanze estremamente problematiche insieme a sostanze chimiche note per causare tumori, mutazioni e tossicità per la riproduzione. L’obiettivo è quello di ridurne l’utilizzo e in definitiva sostituirli con alternative più sicure.
Ai sensi del regolamento sui biocidi, le sostanze attive, che sono considerate avere proprietà di interferenza endocrina, non saranno approvate a meno che il rischio derivante dall’esposizione al principio attivo sia dimostrato essere trascurabile o a meno che non vi siano prove che il principio attivo sia essenziale per prevenire o controllare un grave pericolo per la salute umana, la salute degli animali o l’ambiente.
Orientamenti per l’identificazione degli interferenti endocrini
La Commissione europea ha richiesto all’ECHA e all’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) di sviluppare, con il sostegno del Centro comune di ricerca (JRC), un documento d’orientamento generale per l’attuazione dei criteri basati sul pericolo per individuare gli interferenti endocrini (IE) nel quadro del regolamento (CE) n. 1107/2009 sui prodotti fitosanitari e del regolamento (UE) n. 528/2012 sui biocidi.
Il documento d’orientamento è stato pubblicato nell’EFSA Journal.
Cosa sta facendo l’UE in proposito?
L’UE sta intervenendo a vari livelli, dall’ambito della ricerca a quello normativo, e sta individuando attivamente gli interferenti endocrini. Il numero delle sostanze chimiche identificate come sostanze estremamente preoccupanti (SHVC) a causa delle loro proprietà di interferenza endocrina è in crescita.
Una di queste è il bisfenolo A (BPA), incluso nell’elenco delle sostanze candidate all’autorizzazione ai sensi del regolamento REACH perché è tossico per la riproduzione e per via delle sue proprietà di interferenza endocrina. Si è stabilito, già prima che venisse formalmente identificato come sostanza estremamente preoccupante a causa di tali proprietà, di vietarne l’uso nella carta termica come rivelatore cromogeno. Tale sostanza si può trovare negli scontrini dei negozi e nei biglietti dei mezzi pubblici e dei parcheggi. Il divieto entrerà in vigore nel 2020 per dare alle aziende il tempo di eliminare gradualmente l’uso del BPA e trovare alternative più sicure.
Inoltre, dal 1° giugno 2011 il BPA è vietato in tutta l’UE nella produzione di biberon destinati all’alimentazione dei neonati. Nell’UE l’uso del BPA è consentito nei materiali a contatto con gli alimenti; tuttavia, è prevista una quantità massima di rilascio dagli stessi. Per di più, alcuni Stati membri hanno imposto ulteriori restrizioni sui prodotti contenenti BPA.
Gli ftalati sono sostanze che spesso vengono utilizzate per aumentare e mantenere la flessibilità della plastica in vinile. DEHP, DBP, DIBP e BBP sono quattro ftalati che sono stati aggiunti all’elenco delle sostanze candidate come estremamente preoccupanti a causa delle loro proprietà di interferenza endocrina. Sono previste o sono in preparazione restrizioni per questi ed altri ftalati.
L’UE si adopera costantemente per individuare sostanze chimiche pericolose, interferenti endocrini inclusi, e per garantire che tali sostanze vengano sostituite con alternative più sicure.
Consultare i link sottostanti per altre informazioni sugli esempi di sostanze identificate come interferenti endocrini:
- Bisfenolo A (BPA)
- Bis(2-etitesil) ftalato (DEHP)
- Benzilbutilftalato (BBP)
- Dibutilftalato (DBP)
- Diisobutilftalato (DIBP)
Per saperne di più
European Commission’s web pages on endocrine disruptors
Cosa sono gli interferenti endocrini – Commissione Europea
Regolamento sui prodotti fitosanitari